Scoperte contro corrente: i miniaturisti Floriano e Roberto Pietrocola


     Nonostante ai suoi tempi fosse un artista molto ricercato dalle corti ottocentesche e assai lodato dalla critica internazionale, oggi ben pochi conoscono Floriano Pietrocola pittore ritrattista miniaturista. Artisti del calibro di Thorvaldsen, visitando Napoli, si sono serviti della sua opera come facevano frequentemente i nobili del tempo e perfino patrioti condannati all’ergastolo, come Luigi Settembrini. Lord Francis Napier, nel suo libro sui pittori napoletani dell’epoca, nel 1855 dedicava diverse pagine a Floriano. Il critico d’arte Vincenzo Bindi nel 1883, nella sua monumentale storia degli artisti abruzzesi, scriveva: «Nessuno ha superato Pietrocola nel ritrarre, con stupenda verità e con finezza e morbidezza impareggiabile di pennello, i suoi protagonisti; egli non è un semplice esecutore materiale; ma, come Tiziano e Raffaello di Urbino, studia il carattere morale e l'indole dei suoi personaggi, penetrando nei segreti dell'espressione e del carattere e studiando di ritrarre dallo splendore e dalla vivezza degli occhi, dai lineamenti del volto e dall'atteggiamento della persona gl'interni moti dell'animo, la serena gioia, il dolore...» Oggi, però, enciclopedici dizionari, come il Benezit e il Thieme-Becker, dedicano allo stesso solo poche righe. Tutti riportano che è nato a Vasto nel 1809, ma ignorano la data di morte. Segnalano un numero imprecisato di suoi lavori esposti nel Museo napoletano di Palazzo Reale, ma non in altri della stessa città come il Museo di San Martino. Altre sue opere, presenti in prestigiosi musei europei, vengono ignorate: dall’Inghilterra alla Danimarca, dal Prado di Madrid all’Ermitage di San Pietroburgo. E chissà quante altre opere non sono ancora emerse. Questo perché, in particolar modo nel nostro paese, nonostante l’era dell’informatica, è ancora estremamente arduo scoprire dove siano conservate le opere di un determinato artista. L’Abruzzo, che gli diede i natali, per onorare, come si diceva allora, chi in vita onorò la sua terra, ha dedicato a questo notevole artista una via a Chieti e una a Vasto, sua città natale. Qui, una modesta stradina (precisamente un vicolo cieco) si interrompe dove la collina precipita verso il mare. Fino a qualche anno fa, la targa della via riportava in maniera scarsamente leggibile “Via F.Pietrocola”. Poi, con il rinnovo della facciata, la targa è stata sostituita, ma il risultato è stato un sorprendente “Via Francesco Pietrocola”, destituito di riferimenti storico-culturali. Di fronte a questa forte tendenza all’oblio, a questo lento degradare della memoria, ho sentito il bisogno di comunicare, con questo articolo, gli inediti risultati fin qui raggiunti attraverso la ricerca contro corrente che sto portando avanti per puro interesse personale e familiare, pur essendo per formazione un matematico e non uno storico dell’arte. Sono così emerse non soltanto nuove opere e notizie normalmente non riportate nelle biografie di Floriano, ma anche, e soprattutto, attraverso un atto di nascita registrato nel quartiere Chiaia di Napoli, la figura di un figlio d’arte, Roberto, nato nel 1848. Un figlio che, come mostrerò, spiega la firma “R.Pietrocola” in molte opere già attribuite, erroneamente, al padre, presenti nei nostri musei e, non di rado, nei mercati d’arte. Roberto visse in un' epoca in cui il mestiere di ritrattista, che il padre gli aveva trasmesso, dopo secoli di splendore, stava drammaticamente tramontando, sempre più oscurato dalla nascente tecnologia fotografica. I critici d'arte, che in passato avevano lodato il padre per la sua arte delicata e raffinata, ora sembrano rivolgere la loro attenzione altrove, non lodano e non biasimano, semplicemente ignorano. Come se quella arte tradizionale, ormai insidiata dalla macchina fotografica, fosse improvvisamente diventata un mero mestiere non più degno di nota. Forse per questo motivo è così difficile reperire notizie non solo su Roberto, ma anche, nel periodo successivo all’Unità d’Italia, sulla vita e le opere del padre Floriano. La letteratura specializzata, a quanto ho potuto appurare, non nomina mai Roberto pittore ritrattista né accenna a figli di Floriano. Quando Vincenzo Bindi nel 1883 pubblica la sua biografia del Vastese, non accenna a qualche figlio napoletano che ne abbia continuato l'arte ritraendo, come faceva suo padre, i personaggi più in vista del momento. Il Bindi però si mostra ben poco aggiornato sulla vita di questo abruzzese trasferitosi a Napoli da più di cinquanta anni e non aggiunge molto a quel che aveva già raccontato trenta anni prima Lord Napier. A questo punto è necessario raccontare come sono arrivato alla individuazione di questo artista, oggi sconosciuto anche agli addetti ai lavori. Mentre seguivo le tracce di Floriano, mi sono imbattuto nel catalogo di una mostra allestita per il 150-mo anniversario dell'Unità d'Italia, che riportava due notevoli miniature che il testo attribuiva a Floriano Pietrocola: i ritratti su avorio di Garibaldi e di Vittorio Emanuele II. Curiosamente, però, la firma ben evidente non era F.Pietrocola, come ci si sarebbe aspettato, ma R.Pietrocola. La bibliografia rimandava la spiegazione a una pagina del testo "Arte a Napoli dai Borboni ai Savoia”; in essa si legge che Il Museo San Martino di Napoli conserva ben tre opere attribuite a Floriano: almeno una di queste presenta lo stesso problema. Infatti accanto al ritratto miniato dell’ ultimo re di Napoli, è riportato quello della moglie, la regina Maria Sofia di Baviera, sorella della celebre Sissi, attribuendola a Floriano Pietrocola, ma la firma, inequivocabilmente leggibile dalla riproduzione, anche in questo caso è R.Pietrocola, del tutto simile alle altre due da cui ero partito. Il cortese autore dello scritto, da me interpellato, pur riconoscendo la validità delle mie obiezioni, non ha potuto dissipare i dubbi. Nulla di più ho potuto sapere sulla questione, ponendo lo stesso quesito al Museo di San Martino. Intanto nel vasto web avevo trovato molte altre opere firmate in quel modo, alcune attribuite a Floriano altre, invece, a un fantomatico Rudolfo Pietrocola, come nel caso del ritratto dell'Ammiraglio Crowninshield conservato nel Peabody Essex Museum. Se in un primo momento mi ero fidato dell'attribuzione, le difficoltà di accedere ai motivi della stessa avevano cominciato ad alimentare qualche piccolo dubbio. Ma è stato nell'estate del 2012, quando mi ha contattato per la prima volta Giovanni Clemente, che i miei dubbi hanno trovato conferma. Giovanni, che aveva visto la ricerca dedicata a Floriano sul mio sito web dove mostravo diverse opere firmate R.Pietrocola, sosteneva però che quell’iniziale stesse per Roberto, il padre di sua nonna Ida Pietrocola, figlia di questo pittore, anche lui ritrattista miniaturista, anche lui pittore di corte, anche lui vissuto tra Napoli e Sorrento. A sostegno della sua tesi portava non solo i ricordi di nonna Ida, che gli raccontava del padre mentre dipingeva le sue miniature con pennelli “di un sol pelo”, ma anche delle notevoli prove attuali: era infatti in possesso di due miniature con ritratti, a firma R.Pietrocola, rappresentanti i suoi nonni, Ida e Vincenzo. Le miniature erano state il dono di Roberto agli sposi in occasione del matrimonio della figlia nel 1904, quando Floriano era ormai deceduto. Chi era dunque questo Roberto che sembrava essersi sostituito gradualmente a Floriano nei tempi e nei luoghi? Floriano non risultava avere avuto figli, né secondo la poca letteratura, che lo riguardava, né secondo l'albero genealogico dei Pietrocola, originari di Vasto, che nel 2004 lo statunitense Gregory J. Pietrocola III mi fece conoscere quando mi contattò per appurare se "noi siamo famiglia". In quell'albero, che anche io contribuii ad ampliare con le mie conoscenze familiari, purtroppo non c'era alcun Roberto. Cercai anche sul web "Roberto Pietrocola pittore" e, mentre su Floriano avevo trovato molte notizie, su Roberto sembrava non ci fosse nulla, finché non riuscii a individuare una sua traccia all'interno di un vecchio libro digitalizzato e messo on line. Infatti in un'antologia di scienze e arti, pubblicata agli inizi del XX secolo, si nominava un professor Roberto Pietrocola, valente pittore, insegnante in Sorrento presso la "Regia Scuola D'Arte applicata all'intarsio e all'intaglio" sin dalla sua fondazione avvenuta nel 1885. Nessuna altra notizia, ma la traccia trovata era certo molto significativa. Ma la svolta definitiva nella risoluzione del mistero della firma si è avuta nel marzo 2015, grazie ad un altro lontano cugino emerso attraverso la rete, Roberto Tupone, che, da me interpellato, con la sua disponibilità e la sua ricca esperienza di ricerche genealogiche, in brevissimo tempo, è riuscito a reperire copie degli atti di nascita di ben tre figli di Floriano e Maria Quadroli, nati a Chiaia, vicino Napoli: una femmina Maria Clementina (1850) e due maschi quasi con lo stesso nome. Il primo, Roberto, nato nel 1846, morì probabilmente neonato perché al secondo, nel 1848, si tornò a imporre il nome di Roberto seguito, però, da quello di Floriano. La data di morte di Roberto, sicuramente avvenuta nel XX secolo, è ancora da accertare. Quella di Floriano, invece, sconosciuta a tutte le biografie attualmente reperibili in letteratura, è ora certa. Questo grazie al lavoro dello storico vastese Lino Spadaccini, che ha trovato sulla rivista locale Istonio, dell’agosto 1899, in prima pagina un lungo necrologio scritto in occasione della morte del compianto concittadino, che aveva mantenuto stretti rapporti con la sua città natale nonostante non vi vivesse più da settanta anni. Termino riportando la frase iniziale, una minima parte intermedia e l’accorata interrogazione finale: «La sera del 4 corrente in seguito a malattia acuta, questo illustre figlio di Istonio, vecchio d’anni ma giovane di cuore, è morto a Sant’Agata di Massalubrense. [...] Come artista, Floriano Pietrocola lascia dietro di sé un’impronta marcata e radiosa: i suoi celebratissimi ritratti in miniatura, sparsi nei palazzi principeschi e nelle Regge, hanno una freschezza insuperabile. [...] Che cosa sarà di noi, quando delle glorie nostre non resterà che il solo ricordo lontano?» Giorgio Pietrocola Roma 2.4.2015
 
 

Floriano Pietrocola