Modulo 1
> Innovazione nella scuola e Tecnologie Didattiche > Ci siamo > Innovazione nella scuola e Tecnologie Didattiche > Ci siamo26.05.2003 non è tutto ora quel che luccica.
Inserito in origine da 054738 NICCOLAI, IVANA
( i modelli che io conosco, e uso, sono quelli di Bloom e di Klopfer ), per essere
pienamente consapevoli di quali apprendimenti intervengano effettivamente usando le TIC e
per poter "misurare" le competenze acquisite dagli alunni in modo oggettivo,
scientifico...
Direi allora che, nonostante le virgolette, il tuo paradigma educativo è di stampo
comportamentista.
Bloom era perfettamente consapevole dei limiti del suo approccio. magari lo fossero tutti
quelli che hanno scolasticizzato i suoi modi e che pretendono di misurare in modo
scientifico ciò che scientificamente non si può misurare. Meno le cose sono
significative, meglio si possono misurare. Si possono misurare oggettivamente le quantità
di nozioni ingurgitate non certo il significato che a queste viene attribuito.
Il processo di apprendimento è troppo complesso per poter essere ridotto alle componenti
che lo supportano senza creare mostruosità. Più in generale i progressi della scienza
degli ultimi decenni (vedi teoria del caos e frattali) ci dicono che i sistemi complessi
non possono essere ridotti alle loro componenti. Il novecento ha distrutto le illusioni
riduzioniste di certa scienza ma nella scuola certe onde viaggiano con secoli di ritardo.
Rassegnamoci, nonostante i successi dell'I.A. e l'invadenza virale delle griglie, oggi
l'unico modo attendibile per valutare la significatività dell'apprendimento è un altro
essere del genere homo sapiens sapiens esperto in quest'arte.
Per curiosità, credi che anche gli indicatori e i tracciamenti con cui indire vuole
misurare la nostra partecipazione abbiano un che di scientifico?
ciao
giorgio
Re: Re: non è tutto ora quel che luccica.
Inserito in origine da 054738 NICCOLAI, IVANA
Sia nel modello di Bloom sia in quello di Klopfer (che non seguiamo pedissequamente, ma
"personalizziamo" in modo opportuno), la conoscenza è il livello tassonomico
più semplice, ma rappresenta quasi un prerequisito per padroneggiare i livelli
tassonomici successivi; essa è misurabile e verificabile anche con prove strutturate e
può portare a valutazioni oggettive dell'apprendimento.
Forse rispetto a quel particolare modello ma la scelta del modello educativo e della sua "personalizzazione" manifestano tutta la loro ineludibile soggettività.
quote:
Anche la comprensione e l'applicazione (mi riferisco al modello di Bloom) possono essere verificate con test e consentono valutazioni oggettive degli apprendimenti.
Ma non della loro qualità che è l'unica cosa veramente importante. Nessun test
discrimina apprendimenti significativi da apprendimenti meccanici. Nessun test sa
riconoscere pseudo-apprendimenti che hanno l'unico scopo di fungere da moneta di scambio
per le richieste del docente. Una risposta corretta può essere insensata per chi la
produce. Si chiama compromesso della risposta corretta. In realtà l'uso dei test
influenza pesantemente ciò che vorrebbe solo sondare catalizzando processi di questo
tipo.
quote:
Analisi, sintesi e valutazione sono processi mentali superiori e sono difficilmente valutabili con strumenti oggettivi, perché la loro quantificazione non è verificabile oggettivamente; sui processi superiori domina pertanto la soggettività di noi insegnanti...
Meno male...
quote:
Poiché la soggettività non deve essere arbitrio, noi docenti, nel procedere alla valutazione dei processi superiori, dobbiamo individuare criteri generali astratti,condivisi, a cui intendiamo attenerci, per garantire la massima oggettività possibile.
L'intenzione è buona. Peccato che, come pratica insegna, non funzioni. Non è suddividendola in parti che la soggettività viene eliminata. Al più si aggiungono altri fattori soggettivi che possono far aumentare l'errore: L'arbitrarietà della suddivisione, la problematicità della riduzione...
quote:
Vanno stabiliti criteri di valutazione, che attribuiscano ai "voti", (o "punti" che dir si voglia), un significato univoco e stabiliscano i livelli di prestazione,
se ciò fosse realmente possibile verrebbe fatto su scala globale anzicchè locale. E'
solo una buona intenzione che non può che ridursi ad un rito formale.
in termini di conoscenze, abilità e capacità, da far corrispondere ai diversi gradini della scala docimologica...
Siamo noi i professionisti dell'educazione e dobbiamo noi stabilire tali criteri in modo chiaro e ineccepibile...
Criteri o non criteri l'arbitrio resta. Solo formalmente si può sperare di essere chiari ed ineccepibili. Anzi più ci si allontanerà dalla realtà per avvicinarsi ad un modello non importa quanto sballato più si sembrerà credibili.
Non dimentichiamo, poi, che i processi metacognitivi possono essere attivati coinvolgendo gli alunni nella valutazione delle attività didattiche e proprio su questo aspetto insistono le "indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati"...
Questo però è un modello educativo ben diverso... difficilmente compatibile con il precedente mi sembra.
Credo che i tracciamenti e gli indicatori di INDIRE servano esclusivamente per misurare, a livello statistico, la nostra partecipazione... La statistica ha validità scientifica?
La statistica si presta alle peggiori mistificazioni.
Se la matematica usata è effettivamente scientifica i significati che gli si
attribuiscono sono spesso, invece, assai arbitrari.
un caro saluto alla ex sirenetta ora dominatrice dei cieli
giorgio
Per GIORGIO, giocoliere della parola...
Ho capito perché hai scelto, come
avatar, l'immagine del giocoliere: in effetti rappresenta perfettamente te stesso,
sofista, abile giocoliere della parola...
Hai fatto l'analisi ermeneutica, anzi una vera DISSEZIONE OBITORIALE
di ogni mio paragrafo... Mi è piaciuta!!!
BRAVISSIMO!
Tu scrivi:"Non è suddividendola in parti che la soggettività viene
eliminata..." Eppure, anche in matematica il "DIVIDE ET IMPERA" funziona!
Tu sostieni che nessun test può stabilire se un apprendimento è significativo o
meccanico...
Hai scritto "anzicché", invece del corretto "anziché": come posso
stabilire con certezza assoluta che è un errore di battuta? Eppure sono sicura che sia
proprio dovuto a una distrazione...
Anche con gli alunni sappiamo distinguere un loro apprendimento significativo (durevole
nel tempo), da un apprendimento meccanico (superficiale, non entrato a far parte della
loro matrice cognitiva), perché siamo consapevoli delle loro potenzialità e dei loro
limiti...
Ritornando seria, affermo che la domanda prioritaria da porci sia:"Perché
valutare?"
Come sottolinea Calvani, esistono una valutazione ex ante, una valutazione in itinere e
una valutazione post quem...
Io ritengo particolarmente importante la valutazione in itinere, per individuare quali
difficoltà ogni alunno incontra nel suo personale processo di apprendimento, in modo da
poter porre le premesse per una individualizzazione dell'insegnamento, che prevenga il
manifestarsi di tali difficoltà...
L'autovalutazione, inoltre, (tramite la compilazione da parte degli alunni di questionari
specifici), serve per abituare gli studenti alla riflessione metacognitiva, in quanto
devono soffermarsi a pensare su "che cosa" e su "come" imparano,
acquisendo l'autostima e superando la vergogna di richiedere eventuali ulteriori
spiegazioni...
NE PUDEAT, QUAE NESCIERIS, TE VELLE DOCERI (Catone)
In quanto alla "statistica", riporto alcune significative citazioni:
La statistica è come un bikini. Quello che rivela è davvero suggestivo, quello che
nasconde è vitale. (Aaron Levenstein)
Ci sono tre tipi di bugie: le bugie, le menzogne e le statistiche. (Mark Twain)
Un mendicante disse allo statista del Tesoro, avvicinandolo in Parliament Square:
"Dammi una moneta, Guv, non mangio da tre
giorni"; lo statista rispose:"Ah, e come andava lo stesso periodo dell'anno
scorso?" (Russell Lewis)
Un abbraccio
Ivana
Re: Per GIORGIO, giocoliere della parola...
quote:
Inserito in origine da 054738 NICCOLAI, IVANA
Ho capito perché hai scelto, come avatar, l'immagine del giocoliere: in effetti rappresenta perfettamente te stesso, sofista, abile giocoliere della parola...
Hai fatto l'analisi ermeneutica, anzi una vera DISSEZIONE OBITORIALE![]()
![]()
di ogni mio paragrafo... Mi è piaciuta!!!
BRAVISSIMO!
grazie,
grazie
. Ma
il merito, cara amica virtuale, è tutto della debolezza delle ragioni di una pedagogia
burocratica che oggi nella scuola, in forme più o meno mutanti, impazza indisturbata.
quote:
Tu scrivi:"Non è suddividendola in parti che la soggettività viene eliminata..." Eppure, anche in matematica il "DIVIDE ET IMPERA" funziona!
![]()
Spesso si,
anche se nei limiti di un sistema ipotetico deduttivo. Ma, come sicuramente sapeva anche
Zenone, non sempre. Con l'autosomiglianza tipica dei frattali, per esempio, le cose, in
questo senso, vanno malino. Immagina, più semplicemente, una unità didattica sul
concetto di segmento. La potresti dividere in due: una sulla prima metà di un segmento ed
un'altra sulla sua seconda metà. Avresti così due unità didattiche ognuna molto simile
se non identica a quella che sostituiscono. Continuando la suddivisione il numerò di
cloni-unità seguirà la nota progressione geometrica
1,2,4,8,16,32,64,128,256,512,1024,2048,4096...ma, per quanto si voglia procedere, il
concetto non mi pare venga sottomesso per questo.
quote:
Hai scritto "anzicché", invece del corretto "anziché": come posso stabilire con certezza assoluta che è un errore di battuta? Eppure sono sicura che sia proprio dovuto a una distrazione...
Io no.
Grazie di avermelo fatto notare, sono contento di aver trovato una maestrina virtuale che mi fa tornare
bambino e mi permette di migliorare. Ora certo in futuro ci farò caso.
Forse "anzicchè" era un meme mutante...
O forse nel mio cervello il neurone predisposto a quel particolare controllo era deceduto
per cause naturali...
finirò di risponderti più tardi
ciao
giorgio
Re: Re: Per GIORGIO, giocoliere della parola...
quote:
Inserito in origine da 091804 PIETROCOLA, GIORGIO
:...finirò di risponderti più tardi
ciao
giorgio
Grazie, è sempre un piacere "leggerti"...
Ivana
Re: Re: Re: Per GIORGIO, giocoliere della parola...
quote:
Inserito in origine da 054738 NICCOLAI, IVANA
Ritornando seria, affermo che la domanda prioritaria da porci sia:"Perché valutare?"
Si, le domande sono più importanti delle risposte.
quote:
Come sottolinea Calvani, esistono una valutazione ex ante, una valutazione in itinere e una valutazione post quem...
Io ritengo particolarmente importante la valutazione in itinere, per individuare quali difficoltà ogni alunno incontra nel suo personale processo di apprendimento, in modo da poter porre le premesse per una individualizzazione dell'insegnamento, che prevenga il manifestarsi di tali difficoltà...
Per quanto riguarda l'insegnamento individualizzato citerò una fonte che mi pare molto
attendibile:
L'alto
numero di alunni per classe non può consentire un proficuo insegnamento
individualizzato...( Ho omesso di citare l'autrice ma puoi cliccare nel caso avessi
qualche dubbio).
Credo che gli insegnamenti individualizzati siano come le pallette del giocoliere. Per
molti una è anche troppo. Io riesco a giocare con tre ed anche, ultimamente con quattro.
Certo esistono giocatori bravissimi, nei circhi, ma con più di 10 che io sappia non ci
riesce proprio nessuno.
Ma, se un giocoliere sbaglia tutti se ne accorgono mentre se, nella scuola, i piani
individualizzati che fanno bella mostra di se sulla carta lasciano il tempo che trovano
nessuno sembra, invece, accorgersene. Da qui, probabilmente, nasce la credenza che sia
possibile tenere in aria contemporaneamente, senza particolari problemi, una ventina di
pallette.
saluti gioco...lanti
giorgio
p.s.
Carina la tua raccolta di citazioni sulla statistica.
Me ne sono subito appropriato.
Re: Ulteriore riflessione
quote:
Inserito in origine da 054738 NICCOLAI, IVANA
I due concetti: "individualizzazione" e "personalizzazione" meritano di essere analizzati...
Il primo consiste "nell'adattare i diversi fattori modificabili in gioco, alle capacità linguistiche, ai ritmi, alle modalità di apprendimento e ai prerequisiti cognitivi specifici dei diversi alunni".
Il secondo presuppone che "gli obiettivi vengano scelti, almeno in parte, dal soggetto stesso nel suo percorso, se pur nelle necessarie negoziazioni, che egli instaura via via con i suoi interlocutori (docenti, compagni...)".
Mi sembra che i due concetti si riferiscano a due paradigmi educativi diversi.
Il primo, basato sul trasferimento di conoscenze, ha il focus sull' insegnamento mentre il
secondo, basato sulla costruzione della conoscenza, ha il focus sull'apprendimento.
Purtroppo la scuola è organizzata e strutturata tradizionalmente per la prima soluzione e
mal si adatta alla seconda.
quote:
Come possiamo armonizzare tali concetti "individualistici" con quelli di "classi numerose ed estremamente eterogenee"?
Cancellando la parola "impossibile" dal vocabolario.
quote:
D'accordo: la diversità arricchisce tutti, ma l'alto numero di alunni per classe, se scompaiono i momenti di compresenza dei docenti, rende impossibile l'attuazione di efficaci insegnamenti individualizzati e personalizzati...
L'idea di un insegnamento individualizzato in classi eterogenee mi fa pensare all'idea
di usare una catena di montaggio per produzioni artigianali su misura. Per ora la scuola
è all'avanguardia in questa pretesa. Nessuno è mai riuscito a realizzare qualcosa del
genere in altri campi. Avere l'economicità della catena di montaggio e la qualità del
lavoro artigianale allo stesso prezzo potrebbe rivoluzionare il mondo dell'economia.
Perchè la scuola, se davvero è capace di tanto, non vende i suoi incredibili segreti al
mondo dell' industria?
ciao,ciao
giorgio
Re: Re: Re: Ulteriore riflessione
quote:
Inserito in origine da 058396 RANZANI, LORETTA
Per ora è l'industria che tenta di trasferire qualcosa nella scuola.
Ma quando qualcuno riuscirà a spiegargli come sa trasformare le catene di montaggio in
processi individualizzati senza rendere tutto più costoso fiuteranno l'affare e le cose
certo cambieranno.