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Forum Percorso B Forum Percorso B > Modulo 6 > Valutazione e TIC > Soggettività inconsapevole Voto della Discussione: voti 3, media 5.00.
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Giorgio Pietrocola
Utente registrato

Messaggi: 1348

Exclamation Soggettività inconsapevole

Dietro l'illusione di prove oggettive
si nasconde molto spesso una ingenua
soggettività inconsapevole.

Molto più pericolosa della soggettività di un vero esperto,
a tutt'oggi a quanto mi risulta ancora ineliminabile.

Le prove saranno pure "oggettive"...
i test saranno pure "oggettivi"...
secondo una particolare accezione docimologica.

Ma dietro questo che ormai è un luogo comune
si nasconde un infido inganno.

Perchè ciò che, invece, non è affatto oggettivo
è il reale significato delle cose provate o testate.


Sia perchè dipendono dal contesto
sia perchè questa ossessione di misurare
ciò che probabilmente non è misurabile
occupandosi del prodotto oggettivamente osservabile
e non dei processi che l'hanno prodotto

fa riferimento, mi pare, ad un preciso modello educativo:
quello di stampo comportamentistico.

Adottare questo modello,
che pure viene incontro alla nostra ignoranza
dei processi della mente ed alle nostre
presuntuose esigenze,
come Skinner certo ben sapeva,
è un fatto del tutto soggettivo.

E certo non mancano oggi i motivi per non condividere
questo punto di vista e la relativa scelta educativa.

giorgio pietrocola

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Old Post 10-11-2003 12:00
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Andrea Demagistris
Moderatore

Messaggi: 317

Trovo interessante il tuo intervento, perchè colpisce uno dei punti deboli dell'azione valutativa.
Concordo con le critiche mosse alla presunta "oggettività" delle prove quando esse siano sviluppate senza tener conto del contesto ambientale e nell'illusione di verità che a volte contribuiscono a creare.
Tuttavia ritengo necessario parlare di misurazione e di oggettività, quando queste siano integrate in un modello valutativo di stampo fenomenologico (ovvero nel quale la distinzione tra soggetto e oggetto si annullano nella realtà esperita) o in un indirizzo teorico non deterministico e che tenga conto della complessità del fatto educativo.

Cito CLAPARÈDE, psicologo funzionale:
Come risolvere i problemi che si presentano all’educatore? Con l’intuizione? Con discussioni teoriche? No certamente. Soltanto lo studio dei fatti, l’esperienza, potrà condurre alla soluzione desiderata...
Solo misurando due fenomeni in circostanze diverse si può stabilire se le loro variazioni sono concomitanti e di conseguenza se esiste fra essi una certa relazione…si misura per analizzare…rapporti estrinseci dei fenomeni (rapporti di coesistenza, di successione, di contiguità) ma anche rapporti intrinseci (d’intenzione a scopo)..."Pedagogia sperimentale. I metodi", 1968:

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Old Post 11-11-2003 16:24
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Giorgio Pietrocola
Utente registrato

Messaggi: 1348

sulla scelta dei fatti da misurare

quote:
Inserito in origine da 501134 DEMAGISTRIS, ANDREA
Trovo interessante il tuo intervento, perchè colpisce uno dei punti deboli dell'azione valutativa.
Ti ringrazio per la considerazione e per la partecipazione alla discussione.
quote:
Concordo con le critiche mosse alla presunta "oggettività" delle prove quando esse siano sviluppate senza tener conto del contesto ambientale
Per tener conto adeguatamente del contesto ambientale ci vorrebbe il demone di Laplace o il diavoletto di Maxwell e forse non basterebbero perchè in campo educativo non abbiamo leggi elementari di tipo deterministico da sviluppare. Tener conto del contesto ambientale data la sua estrema complessità è un fatto estremamente soggettivo.
quote:
e nell'illusione di verità che a volte contribuiscono a creare.
Tuttavia ritengo necessario parlare di misurazione e di oggettività, quando queste siano integrate in un modello valutativo di stampo fenomenologico (ovvero nel quale la distinzione tra soggetto e oggetto si annullano nella realtà esperita) o in un indirizzo teorico non deterministico e che tenga conto della complessità del fatto educativo.
Il problema è quali fenomeni considerare, quale realtà esperire e perchè. Data la complessità del problema mi sembra, come ho già detto, che le scelte in questo campo non possono che essere soggettive.
E poi, come se non bastasse, si deve fare i conti anche con una sorta di principio di indeterminazione per cui più i fatti che si decide di prendere in considerazione risultano misurabili meno appaiono essere significativi.

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Old Post 11-11-2003 22:38
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Giorgio Pietrocola
Utente registrato

Messaggi: 1348

citazione CLAPARÈDE

quote:
Cito CLAPARÈDE, psicologo funzionale:
Come risolvere i problemi che si presentano all’educatore? Con l’intuizione?
perchè no? perchè sottovalutare l'intuizione di un esperto quando l'alternariva è impantanarsi senza costrutto nella melma di Turing (il tempo necessario per analizzare meticolosamente un numero sterminato di fatti)
quote:
Con discussioni teoriche? No certamente.
No? E come selezioni i fatti da prendere in esame?
quote:
Soltanto lo studio dei fatti, l’esperienza, potrà condurre alla soluzione desiderata...
L'esperienza è anche intuizione che dovrà sopperire all'impossibilità pratica di studiare tutti questi fatti.
quote:
Solo misurando due fenomeni in circostanze diverse si può stabilire se le loro variazioni sono concomitanti e di conseguenza se esiste fra essi una certa relazione…si misura per analizzare…rapporti estrinseci dei fenomeni (rapporti di coesistenza, di successione, di contiguità) ma anche rapporti intrinseci (d’intenzione a scopo)..."Pedagogia sperimentale. I metodi", 1968:
Mi piacerebbe sapere se c'è qualche collega che riesce a mettere in pratica qualcosa del genere. E' il caso tuo, Andrea?

saluti
giorgio

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Old Post 11-11-2003 23:20
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Andrea Demagistris
Moderatore

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Partendo dalla soggettività dell'osservatore si può ugualmente tentare di giungere ad una comprensione (non spiegazione) del contesto sociale nel quale il fatto educativo si manifesta, senza ricorrere a leggi deterministiche.
La letteratura scientifica contemporanea si muove in questa direzione: riconosce la complessità del reale e l'impossibilità di esplicitare tutte le relazioni e le proprietà dei soggetti.
Non per questo chi si occupa di ricerca educativa deve rinunciare ad utilizzare strumenti scientifici di natura quantitativa. Essi forniscono comunque delle informazioni degne di nota, sta al ricercatore saper trattare i dati con una certa sensibilità ed evitare tentazioni di stampo deterministico.

Non ho capito qual è quel "principio di indeterminazione" che citi per cui "più i fatti che si decide di prendere in considerazione risultano misurabili meno appaiono essere significativi", potresti spiegarmelo?

Concludo con una citazione di Morin, teorico della complessità:

“La strategia è l’arte di utilizzare le informazioni che si producono nell’azione, di integrarle, di formulare in maniera subitanea determinati schemi di azione, e di porsi in grado di raccogliere il massimo di certezza per affrontare ciò che è incerto” .
Le vie della complessità,1986

In ogni caso comprendo il tuo punto di vista e condivido in buona parte tutte le tue critiche mosse al metodo scientifico, solamente ritengo si debbano usare anche questi "supporti pericolosi" per migliorare il processo educativo.

a.d.

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Old Post 12-11-2003 10:47
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Andrea Demagistris
Moderatore

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su CLAPARÈDE

Ho citato CLAPARÈDE a titolo di esempio, per rafforzare la mia opinione in merito alla rilevazione di dati oggettivi:

è auspicabile risolvere i problemi che si manifestano nel processo formativo facendo riferimento alle risorse sperimentali, non perchè queste siano vere o giuste a priori, ma perchè grazie al loro formalismo sono controllabili, ripetibili e verificabili.

Questo senza sottovalutare l'intuizione. che è quel lampo nella notte che illumina le tenebre, ma che spesso non basta a risolvere problemi o a prendere decisioni.

Nel mio piccolo mi sono occupato di una sperimentazione di didattica museale, nel quale ho svolto una ricerca con metodi quantitativi (questionario+analisi dei dati con tecniche statistiche) per misurare il livello di apprendimento durante i laboratori creativi.

Un saluto,

a.d.

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Old Post 12-11-2003 11:01
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Giorgio Pietrocola
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ricercatori

quote:
Inserito in origine da 501134 DEMAGISTRIS, ANDREA
Partendo dalla soggettività dell'osservatore si può ugualmente tentare di giungere ad una comprensione (non spiegazione) del contesto sociale nel quale il fatto educativo si manifesta, senza ricorrere a leggi deterministiche.
La letteratura scientifica contemporanea si muove in questa direzione: riconosce la complessità del reale e l'impossibilità di esplicitare tutte le relazioni e le proprietà dei soggetti.
Non per questo chi si occupa di ricerca educativa deve rinunciare ad utilizzare strumenti scientifici di natura quantitativa. Essi forniscono comunque delle informazioni degne di nota, sta al ricercatore saper trattare i dati con una certa ed evitare tentazioni di stampo deterministico.
Non vedo intorno a me molti osservatori che tentano di giungere ad una comprensione né ricercatori sensibili alle problematiche di certi approcci vedo invece una moltitudine di operatori avidi di certezze che aborriscono dubbi e discussioni minimizzando i tempi, che usano strumenti valutativi come clave e delegano a questi ultimi, santificati come oggettivi, la responsabilità ultima della valutazione salvo poi distorcere opportunamente ai propri fini quando necessario...
Per la figura del ricercatore delineata sopra, comunque, tutto il rispetto purchè non cerchi di imporre a forza i suoi modi.

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Old Post 12-11-2003 23:39
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Giorgio Pietrocola
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principio di indeterminazione valutativa

quote:
Non ho capito qual è quel "principio di indeterminazione" che citi per cui "più i fatti che si decide di prendere in considerazione risultano misurabili meno appaiono essere significativi", potresti spiegarmelo?
Considera ad esempio la nostra partecipazione a questo forum ed il problema di valutare la nostra attività in rapporto alle finalità di questo corso. Qui è tutto ciò che abbiamo scritto è presente. I fatti abbondano. Ci sono dettagli tali da far invidia al memorioso di Borges condannato a ricordare sempre una sterminata mole di inutili dettagli. Possiamo sintetizzare questi dati in miliardi di modi estraendo numeri di tutti i tipi. Contare, contare ed ancora contare. I tracciamenti Indire sono solo una delle tante inutili scelte in questo senso.
Prendiamo come esempio un numero assai sbandierato che leggiamo in continuazione: il numero dei nostri interventi. Facile, facilissimo da misurare quanto, purtroppo poco o nulla significativo. Infatti mette sullo stesso piano interventi come il tuo e quello di una Emanuela che scrive che barba che noia e poi se ne va. Per evitare questi inconvenienti si dovrebbe fare un conteggio selettivo introducendo dei criteri. Molti criteri. Così si può sperare di avvicinarsi alla qualità ma si perde oggettività perché la scelta dei criteri è comunque soggettiva. Inoltre il conteggio diviene via via più difficile da realizzare all'aumentare dei criteri scelti. Ad un estremo quindi troviamo ciò che è facile da misurare, economico perfettamente oggettivo ma privo di qualità e significato dall'altro estremo, ammesso che ci si arrivi (l'I.A. sta esplorando questa possibilità) sta invece ciò che è molto difficile da misurare, costoso, dotato di qualità e significato ma anche, inevitabilmente soggettivo.

Ti convince il mio principio?

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Old Post 13-11-2003 00:18
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Renato Oselladore
Utente registrato

Messaggi: 58

[QUOTE]
Non per questo chi si occupa di ricerca educativa deve rinunciare ad utilizzare strumenti scientifici di natura quantitativa.

Io aggiungerei anche chi si occupa di pratica didattica.

[QUOTE]
Essi forniscono comunque delle informazioni degne di nota, sta al ricercatore saper trattare i dati con una certa sensibilità ed evitare tentazioni di stampo deterministico.


Sono d'accordo soprattutto nell'evitare le tentazioni molto facili e comode da prendere rifugiandosi nei numeri.

Citazione:
"Al di là delle metodologie insegniamo ciò che siamo.
Siamo la somma di tutte le esperienze
fatte nel corso della nostra vita.

Di una parte di ciò che insegniamo non siamo consapevoli.

Da ciò nasce l'incoerenza, a volte,
tra ciò che vorremmo e pensiamo di insegnare
e ciò che di fatto trasmettiamo."
(Watzlavick)

Renato O.

Ultima modifica di 089026 OSELLADORE, RENATO il 13-11-2003 alle 10:09

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Old Post 13-11-2003 10:03
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Ivana Niccolai
Utente registrato

Messaggi: 2161

Piero Romei, uno dei maggiori studiosi di organizzazione scolastica, afferma che un approccio non velleitario alla complessità deve basarsi sulla preliminare rinuncia all’idea di “controllare tutto”. Egli sostiene che la logica debba essere quella del “cruscotto”. Sotto il cofano di un’automobile in marcia si sviluppano moltissimi processi (meccanici, termici, elettrici, chimici), ma non è necessario conoscerli e controllarli tutti. Il problema è individuare quali sono gli indicatori che diano le informazioni significative, uscendo dalla metafora, sulla “qualità” dell’insegnamento.
Credo che la ricerca di tali indicatori sia ancora in corso…

Sono d'accordo con Neisser nel ritenere che "...molte delle dimensioni che più contano non si possano misurare in maniera standardizzata"...

Cordiali saluti

__________________
Ivana

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Old Post 13-11-2003 16:20
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Mario Aquino
Utente registrato

Messaggi: 144

Caro Giorgio

Come rispondere ad un tema cruciale che veramente rappresenta ”il punto più debole dell’azione valutativa” e che risulta tanto più importante quanto più si propone un modello di Scuola basato sulla oggettività della valutazione.
Ho seguito la discussione e per prima cosa vorrei dire che io non credo che muovi delle critiche al metodo scientifico perché vedo nelle tue citazioni “il demone di Laplace, il diavoletto di Maxwell e nel principio di indeterminazione” la risposta alla impossibilità, nello stesso campo scientifico, di trovare una risposta univoca a molti problemi figuriamoci in campo pedagogico.
Se si dice a qualcuno che l’elettrone è un corpuscolo se non lo si osserva ed invece è una onda se lo osserva, ci si chiede se questo è un approccio scientifico al problema. Ebbene lo è.
La tua discussione con Andrea mi ha ricordato le prime pagine di un libro in cui un matematico, un fisico e un relativista discutono di cosa sia lo spazio. Tutti e tre pur avendo una radice scientifica comune vedi cosa dicono:
RELATIVISTA. Vi è una ben nota proposizione di Euclide che afferma: "La somma di due lati qualunque di un triangolo è maggiore del terzo lato." Sapete voi dirmi se al giorno d'oggi vi sono buone ragioni per credere che una tale proposizione sia vera?
MATEMATICO. Per quel che mi riguarda, non posso assolutamente dire se è vera oppure no. Posso dedurla con un ragionamento ineccepibile da certe altre proposizioni o assiomi, che si suppongono ancora più elementari. Se gli assiomi sono veri, la proposizione è vera; se gli assiomi non sono veri, la proposizione non lo è. Se gli assiomi siano veri oppure no, non posso dirlo, ed è fuori della mia competenza fare di queste considerazioni.
FISICO. Ma non si sostiene che la verità di questi assiomi è di per sé evidente?
MAT. Per me non è affatto evidente di per sé; e mi pare che questa pretesa sia stata ormai generalmente abbandonata.
FIS. Eppure, dal momento che avete potuto fondare un sistema logico e coerente su tali assiomi, non è questa una prova indiretta della loro verità?
MAT. No. La geometria di Euclide non è l'unico sistema coerente di geometria. Scegliendo un differente gruppo di assiomi posso, per esempio, arrivare alla geometria di Lobacevskij, nella quale molte delle proposizioni di Euclide non sono in generale vere. Dal mio punto di vista non vi è alcuna ragione per preferire una di queste varie geometrie.
REL. Perché allora la geometria di Euclide è di gran lunga il sistema più importante?
MAT. Io sono poco propenso ad ammettere che sia il più importante. Ma, per ragioni che non dico di comprendere, il mio amico fisico è maggiormente interessato alla geometria euclidea che alle altre, e ci pone continuamente dei problemi a essa pertinenti. Di conseguenza noi matematici abbiamo avuto la tendenza a prestare indebitamente un'attenzione particolare al sistema euclideo. Vi sono stati, però, dei grandi geometri, come Riemann, che hanno cercato di ripristinare la giusta prospettiva.
REI.. Perché voi fisici siete così interessati alla geometria euclidea? Credete che sia la vera?
FIS. Si. Il nostro lavoro sperimentale lo dimostra.
REL. COme dimostrate, per esempio, che la somma di due lati di un triangolo è maggiore del terzo lato?
FIS. Posso dimostrarlo, naturalmente, soltanto considerando un numero molto grande di casi particolari, e i miei limiti stanno negli inevitabili errori sperimentali. Le mie dimostrazioni non sono cosi generali o cosi perfette come quelle del matematico puro. Ma, per un principio ormai riconosciuto in fisica, è permesso generalizzare da un insieme di esperimenti ragionevolmente ampio; e questo tipo di dimostrazione mi soddisfa.
REL. SOddisfa anche me. Voglio soltanto farle presente un caso particolare. Ecco un triangolo ABC; come fate a dimostrare che AB+BC è maggiore di A C?
FIS. Prendo un regolo e misuro i tre lati.
REL. Mi sembra, però, che stiamo parlando di cose diverse. Io mi riferivo a una proposizione della geometria, a proprietà dello spazio, non della materia. La sua dimostrazione sperimentale mostra soltanto come si comporta un regolo materiale quando lei lo pone in differenti posizioni.
FIS. Potrei fare in modo di usare un sistema ottico.
REL. Questo è ancora peggio. Ora lei parla di proprietà della luce.
FIS. Non posso davvero dirle nulla, se non mi lascia fare misure di alcun genere. La misurazione è l'unico mezzo che ho a disposizione per indagare la natura. Non sono un metafisico.
REL. COnveniamo allora che con le parole lunghezza e distanza lei intende sempre una quantità ottenuta mediante misurazioni materiali od ottiche. Lei ha studiato sperimentalmente le leggi a cui obbediscono queste lunghezze misurate, e ha trovato la geometria cui si conformano. Chiameremo questa geometria "geometria naturale". Evidentemente, per lei questa geometria ha un'importanza molto più grande di qualunque sistema inventato dal cervello dei matematici. Ma dobbiamo ricordare che la sua struttura è legata al comportamento dei regoli materiali, cioè alle proprietà della materia. Le sue leggi sono sullo stesso piano delle leggi della fisica come, per esempio, quelle dell'elettromagnetismo.
……………………………..la discussione continua con ulteriori precisazione ed alla fine ……………
Conclusioni
Si è cercato di dare un significato preciso al termine spazio, per poter determinare esattamente le proprietà dello spazio in cui viviamo. Non vi è alcun modo di determinare le proprietà del nostro spazio mediante un ragionamento a priori, poiché vi sono molti tipi di spazio tra cui scegliere, nessuno dei quali può essere considerato più probabile di un altro. Per più di duemila anni abbiamo creduto in uno spazio euclideo, perché certi esperimenti sembravano suggerirne l'esistenza; ma ora c'è ragione di credere che questi stessi esperimenti, una volta spinti a un grado di precisione più alto, decidano in favore di uno spazio leggermente diverso (in vicinanza di corpi dotati di massa).

Che dire ?
Io penso che
Una discussione serena, piacevole, permette di arrivare a capire che :
“ al fine di raggiungere la verità, è necessario, una volta nella propria vita, porre in dubbio ogni cosa fin dove è possibile”
pertanto è necessario unire le nostre forze per dare al nostro sistema di istruzione valide riflessioni che vadano nella direzione di migliorare, adattare, per quanto è possibile, il nostro metro di valutazione al contesto ambientale in cui si opera.
Io opero in trincea per cui devo escogitare, sperimentare, giorno per giorno, dei metodi di verifica oggettivi che mi aiutino ( è nel mio DNA) senza tralasciare tutti gli altri aspetti . Nel fare questo mi lascio trasportare da un dato che ha poco significato fisico, ma come mi hanno insegnato dietro di esso si può nascondere una “verità”.
E’ tempo che il docente esca dal proprio “dolce esagono natale” non per cercare la “propria Vendicazione” ma per mettere a disposizione degli altri i “propri libri”, questo forum ha il suo punto di forza in questo.
Chiedo scusa ma volevo farvi leggere queste bellissime pagine di Sir Arthur Eddington ( Spazio, tempo e gravitazione) e se le avessi messe come allegato pochi l’avrebbero lette.
Un invito a tutti a partecipare con proprie riflessioni.
Ciao Mario

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Old Post 14-11-2003 10:36
 Mario Aquino è offline Clicca qui per vedere il profilo di  Mario Aquino Cerca altri messaggi di  Mario Aquino Modifica/cancella messaggio Rispondi con citazione
Mario Aquino
Utente registrato

Messaggi: 144

caro Giorgio

proprio adesso ho letto la risposta ad un mio intervento che voglio riportare qui .
Mi sembra di capire che nessuno voglia abbandonare il proprio "dolce esagono natale".
Chiedevo solo una discussione e tra l'altro la risposta mi è stata data sullo stesso mio messaggio, come è possibile o forse perchè.
Pensi che riuscirò mai a farmi capire ?
I test dati dall'INVALSI su basi docimologiche sono gli stessi che diamo noi docenti. Bah come al solito non so leggere.
A questo punto a che serve ADAS, per illuderci che le prove sono anche date da noi docenti ?
Le scritte geroglifiche che compaiono non sono opera mia.

Ciao Mario

-------------------------------------------------------------------------------
UNA MAPPA DA RIVISITARE?
egregio moderatore

Mi vorrei riferire alla mappa da Lei indicata che si trova su http://www.valsesiascuole.it/cmap/Progetto_Pilota2_INVALSI/Valutazione.html

Premesso che la mappa sulla valutazione 蟟olto interessante, mi permetto solo di osservare quanto segue:

La docimologia 蟬a scienza a cui ci dovremmo riferire quando si somministrano TEST, piccolo o grande che sia il campione, invece, dalla mappa, sembrerebbe che i Test somministrati dai docenti sono privi di un tale rigore scientifico.

Gli esperti cui si fa riferimento nella mappa bisognerebbe collegarli con gli stessi docenti, a questo riguardo mi sembra che il progetto ADAS voglia creare un archivio di prove, secondo un certo standard, formulate da docenti. Gli esperti non progettano Test ma si assicurano che i Test formulati e proposti dai docenti rispettino un certo standard.

Alla luce di quanto detto forse sarebbe necessario un raccordo tra le verifiche scolastiche e le verifiche dellÂ’INVALSI e lÂ’anello mancante potrebbe essere ADAS.

Una mappa di questo tipo, secondo Lei, non sarebbe pi񟡤erente ad un modello funzionale al sistema scolastico?

La prego di voler vedere questo mio intervento solamente come una partecipazione al dialogo con nessun tono di polemica.
Mi scusi la precisazione ma la devo fare per evitare fraintesi.

Grazie per una sua eventuale risposta.

Le mappe servono proprio per esplicitare le diversita' di opinioni. Penso che i test che prepariamo per i nostri studenti in classe siano oggetti completamente diversi da quelli utilizzati nelle valutazioni docimologiche su vasta scala. Non si tratta di ritenere gli uni più scientifici degli altri, ma di chiarire che hanno metodi, finalita', strumenti profondamente diversi. Poiche' la letteratura fa sempre riferimento ai test docimologici ritengo che si dovrebbero precisare meglio le caratteristiche dei test curricolari. Il laboratorio vorrebbe dare un contributo in questa direzione.
Adalberto Codetta (moderatore)

mappa che distingue test curricolari da test docimologici

Ultima modifica di 055268 AQUINO, MARIO il 14-11-2003 alle 14:24

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Old Post 14-11-2003 11:04
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Giorgio Pietrocola
Utente registrato

Messaggi: 1348

una scuola basata sull'oggettività della valutazione

quote:
Inserito in origine da 055268 AQUINO, MARIO
Caro Giorgio
Come rispondere ad un tema cruciale che veramente rappresenta ”il punto più debole dell’azione valutativa” e che risulta tanto più importante quanto più si propone un modello di Scuola basato sulla oggettività della valutazione.
Caro Mario,
credi davvero che oggi sia possibile un modello del genere?
Non senti distinto il suono di una moneta falsa?
Hai notato come queste belle intenzioni siano miseramente naufragate nel caso degli esami di stato diventati ormai una insopportabile farsa?
A cosa dovrebbe servire poi una accurata valutazione oggettiva se la selezione, di fatto, è ormai quasi scomparsa?
Si vuole veramente tornare al passato?
Si è disposti a pagare il prezzo di una disastrosa ed inevitabile decimazione dei nostri alunni?

C’è un solo scopo che riesco ad immaginare ispirandomi a ciò che vedo attualmente intorno a me: far finta che tutto funzioni riducendo apprendimento ed insegnamento ad un livello di comportamentismo pavloviano sub-umano fatto di un vuoto addestramento su un insieme minimo di sub-nozioni inutili quanto perfettamente misurabili costringendo per giunta tutti ad adeguarsi a questo penoso e degradante rito.

Un modello di scuola basato sulla valutazione (quella oggettiva è solo una buona intenzione) poteva, forse, avere un senso quando la scuola era veramente selettiva. Ma a quei tempi i sistemi valutativi funzionavano egregiamente svolgendo il loro compito in modo soddisfaciente. Ti sei chiesto perchè oggi invece sembrano non funzionano più? La vecchia scuola, organizzata come una catena di montaggio, con trasferimenti di sapere modellati sul libro, aveva assoluta necessità della selezione per poter funzionare.
Solo condizioni di partenza omogenee, infatti, permettevano un trasferimento efficiente. L'apprendimento così ottenuto non era un granchè dal punto di vista qualitativo ma ciò era compensato dalla sua economicità che permetteva comunque di erogare efficientemente istruzione anche grazie alla gratificazione sociale che garantiva a chi superava le difficoltà richieste. Da allora, però, la nostra scuola si è gradatamente trasformata. Selezione e gratificazione non ci sono quasi più. Questo perché, giustamente, si è pretesa una scuola che rispettasse le differenze garantendo qualcosa a tutti. Oggi, di fatto, la nostra scuola non è quasi più selettiva. Ma il problema è che per far ciò non si è cambiato tipo di scuola tempi e modi e tantomeno il modello educativo. E' rimasta la vecchia catena di montaggio basata sul trasferimento con la pretesa incredibile di avere un prodotto non più di serie ma su misura! Splendida idea dal punto di vista economico: mantenere l'economicità del veccho sistema per soddisfare le nuove esigenze. Peccato però che una cosa del genere non sia mai riuscita a nessuno in altri campi per il semplice fatto, credo, che è impossibile. Come ha fatto allora la scuola a realizzare questo miracolo? Semplice: aggiustandosi la valutazione per compromessi successivi. Quei voti che prima, se non oggettivi, erano comunque assoluti rispetto ad un preciso programma ministeriale, piano, piano, sono diventati relativi adattandosi alle situazioni più disastrose via via incontrate. Queste operazioni di aggiustamenti successivi spesso inconsapevoli hanno permesso alla scuola di soddisfare le attese e quindi di sopravvivere adattandosi ai tempi. Questa dura necessità ha costretto però a compromessi sempre più difficili introducendo una deleteria abitudine che ormai si è radicata in modo invasivo: quella del far finta. . Direttive difficili o impossibili da parte della pedagogia burocratica vengono risolte con disinvoltura utilizzando questo mezzo. Risultato apparente: le due parti contente di aver "risolto” economicamente il problema del momento in perfetta mutualistica simbiosi.

Insomma direi proprio che oggi quello della valutazione in se è un falso problema. Il vero problema è coprire con una vernice di pseudo scientificità e di scriteriata efficienza le contraddizioni di fondo che ormai neppure si vedono più.
Paradossalmente oggi direi che il vero problema (non certo il solo) è non valutare
o meglio, far finta di valutare seriamente ottenendo però, fatto fondamentale, i risultati desiderati.

Il seguito della risposta prossimamente
Ciao carissimo
Giorgio

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Old Post 15-11-2003 14:37
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Giorgio Pietrocola
Utente registrato

Messaggi: 1348

scienza e scientismo

quote:
Inserito in origine da 055268 AQUINO, MARIO
...
Ho seguito la discussione e per prima cosa vorrei dire che io non credo che muovi delle critiche al metodo scientifico perché vedo nelle tue citazioni “il demone di Laplace, il diavoletto di Maxwell e nel principio di indeterminazione” la risposta alla impossibilità, nello stesso campo scientifico, di trovare una risposta univoca a molti problemi figuriamoci in campo pedagogico.
...
No di certo.

Caro Mario,
amo la scienza, la sua storia ed i suoi metodi. La amo perchè mi ha insegnato molto e, soprattutto, perchè è un sistema di conoscenze, che, fatto assai raro, non prevede di vendere le certezze che non ha per il solo fatto che potrebbero far comodo.
Ciò, purtroppo, non toglie che si trovi sempre chi tira la scienza per la manica della giacca allo scopo di sfruttarne la credibilità e giustificare le proprie scelte.
In questo caso però parlerei di scientismo.
Oggi la scuola ha solo una patina molto superficiale di pseudo-scienza che con la scienza ha proprio poco a che vedere. Inoltre è curioso notare come la scienza che viene usata, più o meno consapevolmente, per orientare, molto approssimativamente, le modalità scolastiche sia ancora una scienza deterministica del diciannovesimo secolo. Certo, ad esempio, la pretesa di dettagliate programmazioni iniziali dopo opportuni test iniziali non è neanche lontanamente sfiorata dal problema della sensibilità alle condizioni iniziali nei sistemi complessi scoperta da Edward Lorenz...
Grazie per le pagine che hai allegato. Appena potrò comprerò anche il libro. Sai dirmi anche la casa editrice
ciao
Giorgio

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Old Post 17-11-2003 21:08
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Giorgio Pietrocola
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Messaggi: 1348

IA

Come l'occhio e l'orecchio esperti
percepiscono facilmente la bellezza,
in modo soggettivo ma estremamente efficace,
così i veri esperti di educazione sanno valutare
gli apprendimenti significativi.

Ma quando si cerca di esplicitare
i processi sottostanti rendendoli oggettivi
purtroppo si scopre che le procedure relative
sono estremamente complesse
tanto da mettere in crisi tutta la disciplina che si occupa
di questi problemi:
l'I.A. (Intelligenza Artificiale)

Perchè non rendiamo oggettiva
la bellezza di un quadro
quella di una poesia
o di un brano musicale?

Ci sono mille modi "scientifici" per farlo.
Forse perchè i risultati sarebbero ridicoli?

Siamo sicuri allora che in campo educativo
un approccio simile garantisca maggiore qualità?

Siamo sicuri che scambiare la soggettività
con una oggettività di facciata sia un buon affare?

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Old Post 19-11-2003 22:08
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Andrea Demagistris
Moderatore

Messaggi: 317

Re: IA

[QUOTE][
Perchè non rendiamo oggettiva
la bellezza di un quadro
quella di una poesia
o di un brano musicale?
QUOTE]

La presunta oggettività del sentimento estetico esiste, ma si pone ad un livello differente rispetto a quello del prodotto finale.

L'oggettività si riscontra nel percorso formativo dell'artista; è in quel momento che egli apprende un'abilità, una tecnica che manifesterà successivamente nei suoi lavori.

Non è necessario ricercare oggettività nell'oggeto d'arte in sè (sarebbe ridicolo come scrivi) essa si colloca ad un livello che rimane nascosto durante la fruizione dell'opera.


a.d.

Ultima modifica di 501134 DEMAGISTRIS, ANDREA il 20-11-2003 alle 15:58

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Old Post 20-11-2003 15:54
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Andrea Demagistris
Moderatore

Messaggi: 317

Re: IA

[QUOTE


Siamo sicuri che scambiare la soggettività
con una oggettività di facciata sia un buon affare? [/B][/QUOTE]

La domanda è mal posta. Innanzitutto perchè l'oggettività è di facciata e la soggettività no?

Siamo sicuri che lasciare tutto il lavoro valutativo nelle mani del docente e nelle sue capacità intuitive, sia la strada migliore per realizzare un metodo di analisi attendibile?

Il relativismo culturale, al quale sottende la soggettività, può garantire l'applicazione di un metodo percepito come equo e controllabile?

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Old Post 20-11-2003 16:07
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Giorgio Pietrocola
Utente registrato

Messaggi: 1348

false simmetrie

quote:
Inserito in origine da 501134 DEMAGISTRIS, ANDREA
quote:

Siamo sicuri che scambiare la soggettività
con una oggettività di facciata sia un buon affare?


La domanda è mal posta. Innanzitutto perchè l'oggettività è di facciata e la soggettività no?

Perchè l'oggettività valutativa è, a tutt'oggi, un'utopia che si può cercare di raggiungere solo al prezzo di degradare arbitrariamente l' apprendimento a pratiche addestrative di scarso significato. La simmetria tra i due termini è solo verbale.
quote:
Siamo sicuri che lasciare tutto il lavoro valutativo nelle mani del docente e nelle sue capacità intuitive, sia la strada migliore per realizzare un metodo di analisi attendibile?
Analisi di cosa? dei valori assoluti o di quelli relativi?. Faccio presente (vedi precedente post) che ormai la selezione nelle nostre scuole è quasi scomparsa e non certo per carenza di capacità valutativa!
I buoni docenti devono essere selezionati nella fase di reclutamento. L'idea di poterli migliorare "programmandoli" con procedure semplificate ispirate da teorie e modelli educativi che molto spesso neanche conoscono oltre ad essere piuttosto degradante per la nostra professione è infondata, va contro la libertà di insegnamento e, in ultima analisi, è controproducente. Un docente darà il meglio di se (finestrella di Federigo Enriques) quando potrà fare appello alla propria esperienza ed alle proprie conoscenze e leva sulle proprie convinzioni. Non certo quando dovrà seguire oscure prassi burocratiche alle quali si adeguerà con furbizia imposta dalla necessità di sopravvivenza, delegando inevitabilmente ad esse le proprie responsabilità educative.
quote:
Il relativismo culturale, al quale sottende la soggettività, può garantire l'applicazione di un metodo percepito come equo e controllabile?
No, nessuno può garantirlo. La scelta tra soggettività ed oggettività è illusoria.
La vera scelta è tra soggettività consapevole e soggettività inconsapevole. E quest'ultima mi sembra molto più pericolosa.
Il relativismo culturale è, per ora, nella natura delle cose dato che non esiste un solo modello educativo. L'importante è studiare a fondo la teoria che si vuole applicare essendo ben consapevoli dei suoi contenuti e dei suoi limiti. Altrimenti molto meglio fare ciò che si sa fare o che si è sempre fatto.
saluti
giorgio

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Old Post 20-11-2003 21:33
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Mario Aquino
Utente registrato

Messaggi: 144

caro giorgio, egregio moderatore

un tema centrale della valutazione a cui pochi partecipano?
perchè' '
forse perchè lo si ritiene filosofico?
eppure io appartengo a quelli che dicono "con la scienza ci si vede".
Ho studiato "la teoria e alla fine ho capito i suoi limiti", e cerco la risposta di quei limiti nel confronto prima fra tutti con gli alunni

ciao Mario

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Old Post 21-11-2003 15:17
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Paola Migliorini
Utente registrato

Messaggi: 3

quote:
Inserito in origine da 089026 OSELLADORE, RENATO
[QUOTE]

"Al di là delle metodologie insegniamo ciò che siamo.
Siamo la somma di tutte le esperienze
fatte nel corso della nostra vita.

Di una parte di ciò che insegniamo non siamo consapevoli.

Da ciò nasce l'incoerenza, a volte,
tra ciò che vorremmo e pensiamo di insegnare
e ciò che di fatto trasmettiamo."
(Watzlavick)


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Old Post 23-11-2003 09:55
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