Francesco Dipalo Utente
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la babele non è solo
nel linguaggio...
...voi avete
chiaro il quadro professionale ed istituzionale nel quale ci
muoviamo? quali competenze ci saranno riconosciute e in che
maniera? si parla del prossimo contratto di lavoro come di un
bivio: alcuni faranno carriere (grazie a certificati e titoli)
altri no. perchè al termine del corso avremo soltanto un
attestato di frequenza? servirà a qualcosa? se sì a che cosa?
perchè dopo dobbiamo fare un altro esame? avremo uno scatto di
carriera? come ci verrà conteggiato? dove li prenderanno i
soldi? li toglieranno a qualche collega che non fa questi
corsi? prima di entrare nel mondo della scuola ho lavorato per
10 anni nel mondo dell'informatica, come imprenditore...
perchè tutto questo, per esempio, non mi può esser valutato?
non sono forse competenze? a che pro essere informati,
documentati, esperti, sperimentatori, e chi più ne ha più ne
metta, se poi mancano i fondi? conosco bene internet, lo
bazzico dai primi anni novanta... eppure a scuola se voglio
distribuire due dispense devo pagarmi le fotocopie da solo...
per entrare in sala computer (con una semplice linea
analogica) devo affrontare una burocrazia di permessi, firme,
disponibilità del personale ATA, assolutamente scoraggiante...
babele? la mia è una situazione isolata? questa difformità tra
realtà quotidiana e obiettivi formativi, riforme, leggi
leggine e leggette è assolutamente schizoide... all'ultimo
collegio docenti è stato chiesta ad una collega di educazione
fisica la disponibilità a preparare la squadra di basket della
scuola... unico problema: per una non meglio specificata norma
provinciale, nella nuova palestra (chiamiamola così) era
vietato l'uso di palloni... "ma si può palleggiare? almeno..."
"è vietato" "perchè?" "è così e basta..." - mi sembra una
metafora della situazione beckettiana nella quale, molti di
noi, si dibattono (impanandosi) quotidianamente... saluti a
tutti
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