Ringrazio Isabella per il suo
importante lavoro di sintesi.
E' un buon inizio.
Vorrei però aggiungere alcune considerazioni.
Quando si apprende dall' esperienza, quando si interagisce con un ambiente ricco e
stimolante in cui si è immersi, teoria e pratica non devono necessariamente rimanere
momenti distinti. Il sapere per poi fare lascia il posto ad un continuo apprendere mentre
si fa e a preziose sinergie tra teoria e pratica.
Questo, naturalmente, vale anche per il nostro apprendere.
Insomma, vorrei evitare posizioni più o meno consapevoli del tipo: adesso la teoria
l'abbiamo fatta, basta, tocca alla pratica. Credo, per altro, che questa dissociazione sia
uno dei peggiori mali della nostra scuola. La teoria deve servire ad interpretare nel
concreto la pratica quotidiana altrimenti dimostra la propria vuota inutilità.
Quella consapevolezza di cui parla Isabella mi sembra necessiti ancora di molti
approfondimenti ma questo non toglie, e in questo sono d'accordo con la sua proposta, che
si possano affrontare esempi concreti. L'importante è non farlo in modo a-critico, non
farsi trasportare da ingenue visioni tecnocentriche in cui tutto ciò che è tecnologia
solo per questo rappresenta un'innovazione positiva. (Vedere anche, ma non solo, i criteri
proposti da Cantoni nel laboratorio modulo 1) Non si deve mai dimenticare che il centro
deve essere in chi apprende.
Analizzando le innovazioni tecnologiche propongo, dunque, di riflettere su questioni del
tipo:
In che misura cambiano le modalità di apprendimento rispetto alla tradizione scolastica?
E se non cambiano è per scelta consapevole o per difficoltà intrinseche?
etc. etc..
saluti a tutti
Giorgio Pietrocola