Patrizia Vayola Utente
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Ho letto con
molto interesse l'articolo segnalato da Giorgio, il quale
certamente offre suggestioni interessanti, anche se mi pare
che la fiducia che Parisi ripone del laboratorio di
simulazione storica sia eccessiva, dal momento che mi sembra
che ci siano troppe variabili da prendere in esame se di vuole
creare un modello in qualche modo aderente alla complessità
del reale. Comunque si tratta di esperimenti interessanti
ed indubbiamente utili per comprendere alcuni meccanismi del
processo storico e per verificare ipotesi.
Diverso,
invece, è il discorso per i ragazzi e le loro conoscenze
storiche extrascolastiche. Intanto non passano solo
attraverso i videogiochi ma anche mediante i film, i cartoni
animati, i fumetti e molti altri media. Insomma è la
nostra cultura e l'intreccio dei media nel suo complesso che
certamente fornisce più informazioni di quante non ne avessero
i ragazzi anche solo pochi decenni fa. Il problema è non
quanto conoscono ma come conoscono.
Mi
spiego: spesso da questo intreccio di informazioni, nessuna
delle quali pensata con una precisa finalità conoscitiva,
arrivano ai nostri studenti informazioni e interpretazioni
sommarie, parziali, distorte (a volte anche intenzionalmente
distorte) che non restituiscono una visione unitaria e
coerente della storia ma una sorta di puzzle di fatto poco
decifrabile. Questa comunque è una realtà della quale
ciascun insegnante deve tenere conto: noi non insegnamo a
studenti che sono "tabulae rasae" ma a ragazzi che hanno un
patrimonio di conoscenze da far emergere e da ricomprendere
alla luce di un approccio sistematico allo studio del
passato. Anzi, spesso bisogna proprio partire da lì, da
quello che sanno o che credono di sapere, per fare storia. Non
a caso sempre di più si fa riferimento, all'inizio di un
percorso didattico, ad un brainstorming iniziale che consenta
al docente di fotografare le conoscenze della classe su un
determinato argomento, magari strutturandola in una mappa
concettuale che poi progressivamente sarà ampliata,
modificata, corretta, in base alle conoscenze nuove che
saranno introdotte.
Insomma, il compito della scuola
diventa sempre di più quello di sistematizzare conoscenze che
quello di fornirle ex novo. Ma le pone però anche un
problema di più alto livello: proprio perchè le conoscenze
avvengono in modo non sistematico e non trasparente negli
obiettivi (mi riferisco ai molteplici usi pubblici della
storia che circolano sempre di più nei media), uno dei compiti
irrinunciabili della scuola diventa quello di creare
consapevolezza critica, per fornire degli strumenti di analisi
che mettano in grado i ragazzi di difendersi o per lo meno di
diffidare di ricostruzioni troppo schematiche e di
interrogarsi sulla loro scientificità.
Detto questo,
convengo sul fatto che i giochi di simulazione possono avere
una significativa importanza anche nello studio della storia.
Segnalo, a questo proposito, un'esperienza on line di Moo,
cioè di gioco di simulazione, che ha coinvolto diverse scuole
medie italiane. http://www.tecnologiaeducativa.it/articoli/trincea.htm
Mi sembra che il tema sollevato sia interessante e
invito altri colleghi ad intervenire, anche per raccontare le
proprie eventuali esperienze in merito.
Patrizia Vayola
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