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Formazione tecnologica - Percorso B
Forum Percorso B Forum Percorso B > Modulo 6 > Valutazione e TIC > insegnati e ipermedia
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Andrea Demagistris
Moderatore

Messaggi: 317

Post insegnati e ipermedia

Vi invito a leggere questo breve passo tratto da George P.Landow (1998), L’ipertesto: tecnologie digitali e critica letteraria, Bruno Mondatori, Milano.
Vorre conoscere le vostre opinioni in merito, siete d'accordo con quanto scritto dall'autore?

"Proprio come i libri stampati, i sistemi ipertestuali stanno modificando considerevolmente il ruolo degli studenti, dei docenti, delle esercitazioni, delle valutazioni e dei programmi, nonché i rapporti tra i singoli insegnanti, i corsi, i dipartimenti e le discipline. Non c’è da stupirsi se così tanti docenti trovano diverse “ragioni” per ignorare l’ipertesto. Forse la cosa che maggiormente li spaventa è che l’ipertesto esaudisce il loro sincero desiderio di avere studenti attivi e indipendenti, che si assumano maggiori responsabilità nei confronti della propria formazione e che non temano di fare proposte e dissentire. Ma il problema dei desideri è che si possono realizzare…"pag 328

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Old Post 27-09-2003 08:43
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Francesco Foti
Utente registrato

Messaggi: 172

Personalmente penso che ci un problema grosso come un macigno sulla diffusione dell’ipertesto come strumento didattico: l’effettiva conoscenza degli strumenti informatici nella stragrande maggioranza dei docenti nostrani. Parecchi, corsi tic o non corsi tic, non hanno alcuna conoscenza informatica o se la posseggono è minima, figuriamoci se costoro posseggono quella per utilizzare l’ipertesto come strumento didattico.
Un secondo ordine di problemi è legato all’effettivo possesso di un’adeguata strumentazione nelle scuole italiane per utilizzare con profitto gli strumenti informatici (e quindi l’ipetesto) come sussidi didattici…le scuole ben dotate, a lume di naso, per quella che è la mia esperienza, sono pochine (pur con i finanziamenti 1B che ci sono stati gli anni scorsi… a questo proposito prima o poi si metterà in evidenza il problema legato all’invecchiamento delle strutture informatiche … con quali soldi si ovvierà alla naturale obsolescenza delle stesse?).
Fatte salve queste doverose premesse, ritengo l’asserzione un po’ astratta; poco legata alla situazione italiana, come ho detto più su. Tra l’altro un lavoro ipertestuale, a mio avviso, dev’essere prima di tutto interiorizzato dall’insegnante che lo deve proporre dovendo egli fornire ai discenti la chiave di lettura per farlo loro fruire in modo efficace… il rischio altrimenti è che i ragazzi vengano disorientati dalla massa di informazioni che un ipertesto efficace mette a loro disposizione. Una direttività da parte dell’insegnante, a mio avviso, ci dovrà sempre essere.
Sperando di non avere espresso in modo troppo confuso le mie riflessioni, cordiali saluti.

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Old Post 27-09-2003 17:00
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Vincenzo Molle
Utente registrato

Messaggi: 22

Io credo che i docenti hanno una lunga esperienza
(anche come ex studenti) sull'utilizzo delle metodologie
didattiche basate sul libro di tasto.
Su queste hanno sistematizzato per anni ed anni la prassi didattica, conoscono alla perfezione mezzi, strumenti, tempi e
modalità dell'insegnamento-apprendimento.

lo strumento ipermediale stravolge queste prassi, il docente si rende conto di non avere esperienza, non conosce le modalità
e i tempi con cui l'allievo apprende, sopratutto non riecse a controllare (per mancanza di eperienza) il processo.

E se questo non bastasse, aggiunge la difficoltà di confronto con i colleghi ( i quali hanno gli stessi problemi).

Insomma sono "incompetenti" e sanno di esserlo.
La didattica multimediale diventa così un'avventura "pericolosa"
(si lascia ciò che si conosce bene e le prassi consolidate per avventurarsi in qualcosaltro...)
Chi glie lo fa fare?... meglio continuare come si è sempre fatto!

Io penso che sopratutto i giovani docenti, entusiasti e con voglia di cimentarsi e sperimentare potranno costruire con il tempo
quell'insieme di buone pratiche didattiche che cambierà completamente nei prossimi decenni il volto della scuola.

Saluti a tutti
Vincenzo

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Old Post 27-09-2003 20:49
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Andrea Demagistris
Moderatore

Messaggi: 317

Sono molto contento del livello di competenza degli interventi che sono seguiti al mio.
In effetti il ruolo del formatore tra valutazione e TIC si gioca in un ambito strettamente tecnologico, in cui il saper fare vale quanto il solo sapere.
Sulla scia del già citato Landow (ma anche McLuhan Gli strumenti del comunicare, Ong Interfacce della parola) dico che è necessario essere consapevoli del fatto che i libri sono "macchine", tecnologia che abbiamo integrato nel nostro sistema e che ormai ci appaiono "naturali". Allo stesso modo, superando una iniziale avversione per ciò che ci sembra estraneo o addirittura inumano possiamo ampliare le nostre capacità estendendo la nostra comprensione verso tutti quei dispositivi e aggeggi che comunemente chiamiamo nuove tecnologie.

a presto

a.d.

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Old Post 07-10-2003 11:25
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Maria Grazia Colangelo
Utente registrato

Messaggi: 45

Concordo pienamente con quanto detto dal collega Molle, credo che gli insegnanti abbiano timore di rimettersi in gioco imparando ad utilizzare qualcosa di nuovo rispetto al libro di testo. Inoltre l'utilizzo dell'ipertesto, e in generale delle nuove tecnologie nella didattica, richiede un maggiore impegno dal punto di vista organizzativo delle attività, non è possibile "improvvisare" la lezione semplicemente sfogliando il libro di testo (che si conosce a memoria).

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Old Post 08-10-2003 16:58
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Andrea Demagistris
Moderatore

Messaggi: 317

Consiglio la lettura dell'articolo Più si studia in modo autonomo e più si apprende sulle tematiche dell'e-learning e sui benefici dell'autonomia del discente nell'apprendimento, in riferimento al primo intervento pubblicato su questa filiera.

a presto,

a.d.

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Old Post 09-12-2003 11:20
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Giorgio Pietrocola
Utente registrato

Messaggi: 1348

imparare facendo

quote:
Inserito in origine da 077157 FOTI, FRANCESCO
Personalmente penso che ci un problema grosso come un macigno sulla diffusione dell’ipertesto come strumento didattico: l’effettiva conoscenza degli strumenti informatici nella stragrande maggioranza dei docenti nostrani. Parecchi, corsi tic o non corsi tic, non hanno alcuna conoscenza informatica o se la posseggono è minima, figuriamoci se costoro posseggono quella per utilizzare l’ipertesto come strumento didattico.

No.
Per utilizzare un ipertesto (e, entro certi limiti, anche per costruirlo) non servono particolari conoscenze informatiche. Come non serve la conoscenza fisica del tubo catodico per poter utilizzare un televisore.
Fissarsi sulle presunte conoscenze informatiche mancanti come in questo nostro corso è un modo molto efficace per non vedere o per rimuovere il principale problema epocale che affligge le nostre scuole. Il fatto cioè che le nuove tecnologie veicolano forme d'apprendimento non scolastiche molto diverse da quelle veicolate dalla tecnologia del libro sul cui modello la scuola si è strutturata. Forme d'apprendimento naturali molto più coinvolgenti ed efficienti che non si basano solo su tradizionali forme alfabetiche come il leggere, lo scrivere e il far di conto ma, soprattutto, sull'esplorazione, sulla espressione e sulla collaborazione e quindi sull'imparare facendo.

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Old Post 10-12-2003 10:58
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Giorgio Pietrocola
Utente registrato

Messaggi: 1348

la direzione dei cambiamenti

quote:
Inserito in origine da 501134 DEMAGISTRIS, ANDREA
Vi invito a leggere questo breve passo tratto da George P.Landow (1998), L’ipertesto: tecnologie digitali e critica letteraria, Bruno Mondatori, Milano.
Vorre conoscere le vostre opinioni in merito, siete d'accordo con quanto scritto dall'autore?

"Proprio come i libri stampati, i sistemi ipertestuali stanno modificando considerevolmente il ruolo degli studenti, dei docenti, delle esercitazioni, delle valutazioni e dei programmi, nonché i rapporti tra i singoli insegnanti, i corsi, i dipartimenti e le discipline. Non c’è da stupirsi se così tanti docenti trovano diverse “ragioni” per ignorare l’ipertesto. Forse la cosa che maggiormente li spaventa è che l’ipertesto esaudisce il loro sincero desiderio di avere studenti attivi e indipendenti, che si assumano maggiori responsabilità nei confronti della propria formazione e che non temano di fare proposte e dissentire. Ma il problema dei desideri è che si possono realizzare…"pag 328

Sono d'accordo.
Ma credo sia molto difficile capire la portata di queste affermazione se si resta vincolati ad un ottica scolastica ed ad una visione tecnocentrica dell'educazione.
Il problema è enorme e dovrebbe portare a riconsiderare le scelte educative, i tempi, gli spazi e i modi dell'educazione nella scuola tradizionale alla luce delle nuove strade per apprendere aperte dalle nuove trecnologie. Attualmente invece la nostra scuola preferisce non vedere e proponendo cure senza preventive diagnosi, riesce ad andare, molto spesso, nella direzione opposta a quella in cui spingono i problemi epocali che ne inducono il cambiamento. Meglio sarebbe, in certi casi, restare fermi.

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Old Post 10-12-2003 12:26
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Marco Guastavigna
Utente registrato

Messaggi: 563

Re: imparare facendo

quote:
Inserito in origine da 091804 PIETROCOLA, GIORGIO
No.
Per utilizzare un ipertesto (e, entro certi limiti, anche per costruirlo) non servono particolari conoscenze informatiche. Come non serve la conoscenza fisica del tubo catodico per poter utilizzare un televisore.
Fissarsi sulle presunte conoscenze informatiche mancanti come in questo nostro corso è un modo molto efficace per non vedere o per rimuovere il principale problema epocale che affligge le nostre scuole. .



Sottoscrivo, anche se su basi diverse. Invito immodestamente a leggere un mio tentativo di riflettere sulla lettura ipertestuale in termini "non tecnocentrici" e critici:

http://xoomer.virgilio.it/marcoguastavigna/mxr.pdf

saluti

__________________
Marco Guastavigna
mguasta@tin.it
www.noiosito.it
3396894536

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Old Post 10-12-2003 13:10
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Giorgio Pietrocola
Utente registrato

Messaggi: 1348

importanza delle vecchie tecnologie

quote:
Inserito in origine da 501134 DEMAGISTRIS, ANDREA
...
Sulla scia del già citato Landow (ma anche McLuhan Gli strumenti del comunicare, Ong Interfacce della parola) dico che è necessario essere consapevoli del fatto che i libri sono "macchine", tecnologia che abbiamo integrato nel nostro sistema e che ormai ci appaiono "naturali".

Già.
Questo è proprio un punto fondamentale.
Prima si sarebbe dovuto studiare storicamente ed antropologicamente l'influenza delle vecchie tecnologie sul pensiero e sull'apprendimento poi si sarebbe dovuto discutere su come le nuove tecnologie stanno influenzando i modi di pensare e di apprendere e sul loro impatto sul nostro sistema educativo.
Mi pare però che questo tema fondamentale abbia ben poche possibilità di emergere in questo corso intasato fino all'inverosimile di pseudo informatica e scolasticherie varie....
saluti
giorgio pietrocola


Segnalo: Sondaggio: il libro è tic?

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Old Post 10-12-2003 18:49
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Marco Guastavigna
Utente registrato

Messaggi: 563

Re: importanza delle vecchie tecnologie

quote:
Inserito in origine da 091804 PIETROCOLA, GIORGIO
Già.
Questo è proprio un punto fondamentale.
Prima si sarebbe dovuto studiare storicamente ed antropologicamente l'influenza delle vecchie tecnologie sul pensiero e sull'apprendimento poi si sarebbe dovuto discutere su come le nuove tecnologie stanno influenzando i modi di pensare e di apprendere e sul loro impatto sul nostro sistema educativo.
Mi pare però che questo tema fondamentale abbia ben poche possibilità di emergere in questo corso intasato fino all'inverosimile di pseudo informatica e scolasticherie varie....
saluti
giorgio pietrocola


Segnalo: Sondaggio: il libro è tic?



Sottoscrivo di nuovo e segnalo un libro illuminante: La metamorfosi del testo, di Domenico Scavetta, La Nuova Italia, in particolare le pagine sul libro come strumento che, in quanto rilegato e sfogliabile, permetteva un primo superamento della limitante sequenzialità informativa dei "rotoli".
Saluti

__________________
Marco Guastavigna
mguasta@tin.it
www.noiosito.it
3396894536

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Old Post 10-12-2003 19:38
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Giorgio Pietrocola
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Messaggi: 1348

cambiamenti di ruolo

quote:
Inserito in origine da 054308 MOLLE, VINCENZO
Io credo che i docenti hanno una lunga esperienza
(anche come ex studenti) sull'utilizzo delle metodologie
didattiche basate sul libro di testo.
Su queste hanno sistematizzato per anni ed anni la prassi didattica, conoscono alla perfezione mezzi, strumenti, tempi e
modalità dell'insegnamento-apprendimento.
lo strumento ipermediale stravolge queste prassi, il docente si rende conto di non avere esperienza, non conosce le modalità
e i tempi con cui l'allievo apprende, sopratutto non riecse a controllare (per mancanza di eperienza) il processo.
E se questo non bastasse, aggiunge la difficoltà di confronto con i colleghi ( i quali hanno gli stessi problemi).
Insomma sono "incompetenti" e sanno di esserlo.


Si. C'è il problema del ruolo dell'insegnante che dovrebbe mutare profondamente.

Nella scuola siamo abituati a vedere professori che insegnano. Molto meno, se non proprio a causa delle nuove tecnologie, insegnanti che apprendono dal vivo, senza rete. Pochi hanno capito quanto questo ruolo sia difficile. Non serve a nulla un sapere scolastico. Serve un'esperienza matetica. Servono persone abituate ad apprendere di tutto, a gestire intelligentemente gli inevitabili problemi insoluti, capaci di divertirsi in questo gioco dando un prezioso esempio.
(da thread:Modulo 2 > Laboratorio: progetto interdisciplinare > Cambia la figura del docente?)


quote:
La didattica multimediale diventa così un'avventura "pericolosa"
(si lascia ciò che si conosce bene e le prassi consolidate per avventurarsi in qualcosaltro...)
Chi glie lo fa fare?... meglio continuare come si è sempre fatto!
...
Si. Meglio restare fermi che cambiare per forza.

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Old Post 11-12-2003 11:32
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Anna Emma Veronese
Utente registrato

Messaggi: 35

INSEGNANTI E IPERMEDIA

Ho trovato molto interessanti gli interventi dei colleghi e le sollecitazioni proposte. Non ritengo che l'uso delle Tic sia un discorso di età ( ho 61 anni e mi piace molto lavorare con i miei studenti in laboratorio perchè si realizza il lavorare insieme per raggiungere l'obiettivo). Penso che l'apprendimento, inteso come processo che si snoda lungo tutto l'arco della vita, sia veramente un'avventura e possa essere favorito solo da chi è disposto ad essere a sua volta avventuroso, altrimenti c'è solo trasmissione di saperi, magari elevati, ma consolidati e tutto si ferma. Anna Emma Veronese

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Old Post 11-12-2003 11:57
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Andrea Demagistris
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Messaggi: 317

Camminare attraverso il computer

quote:
Inserito in origine da 091804 PIETROCOLA, GIORGIO
No.
Per utilizzare un ipertesto (e, entro certi limiti, anche per costruirlo) non servono particolari conoscenze informatiche. Come non serve la conoscenza fisica del tubo catodico per poter utilizzare un televisore...



Dopo la lettura dell'articoloLa simulazione è seducente ma, se non la capisci, inganna di Sherry Turkle, non sono più sicuro sulla validità delle affermazioni sovraesposte.
Le interfacce grafiche hanno reso trascurabile la conoscenza dei meccanismi interni al pc, dei suoi algoritmi vitali; s'impara ad usare il calcolatore attraverso la simulazione e il gioco è fatto.

Ma basta conoscere la superficie per acquisire una buona alfabetizzazione informatica?
Vi fidereste voi di un elettricista in grado di installare un impianto elettrico senza che ne conosca il funzionamento, senza che abbia la consapevolezza dello strumento che utilizza, pur usandolo?

Rimango perplesso, non so dare una risposta certa, ma vi invito a leggere l'articolo segnalato e a discuterne insieme,

a presto

andrea

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Old Post 11-12-2003 17:16
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Andrea Demagistris
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Messaggi: 317

Interfacce della parola

quote:
Inserito in origine da 151718 GUASTAVIGNA, MARCO
Sottoscrivo di nuovo e segnalo un libro illuminante: La metamorfosi del testo, di Domenico Scavetta, La Nuova Italia...


Per capire quanto il libro sia una tecnologia consiglio W. J. Ong, Interfacce della parola, Il Mulino, Bologna, 1989: è uno dei contributi più esaustivi sul rapporto tra mente umana e carta stampata.
Contiene numerosi esempi sull'evoluzione del libro verso strutture sempre più efficaci di reperibilità delle informazioni.

A presto,

a.d.

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Old Post 11-12-2003 17:26
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Giorgio Pietrocola
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Re: Camminare attraverso il computer

quote:
Inserito in origine da 501134 DEMAGISTRIS, ANDREA
Dopo la lettura dell'articoloLa simulazione è seducente ma, se non la capisci, inganna di Sherry Turkle, non sono più sicuro sulla validità delle affermazioni sovraesposte.
Caro Andrea,
avevo letto l'articolo pubblicato su telema. Conosco bene ed apprezzo molto il pensiero di Sherry Turkle per aver letto sia il secondo io sia vita sullo schermo (i link bibliografici sono stati, infatti, pubblicati da me su internet nel sito della mia scuola).
In vita sullo schermo la Turkle chiarisce molto meglio di quanto possa fare nell'articolo le differenze delle modalità d'apprendimento in sistemi trasparenti e in sistemi opachi.
Chiarisce molto bene le caratteristiche non informatiche del mondo emerso dalla cultura informatica.
Chiarisce la distanza psicologica tra il pensiero informatico e l'interazione con applicativi progettati, come si esprime lei, per essere cliccati ed esplorati.
Credo che le tue perplessità nascano da una confusione molto diffusa che verte proprio su questo punto.

Informatica ed uso di applicativi emersi dalla cultura informatica ma fatti per essere cliccati ed esplorati sono due cose distinte. Entrambe molto importanti dal punto di vista educativo ma nettamente distinte anche e soprattutto dal punto di vista delle modalità d'apprendimento coinvolte.

Questa è una differenza fondamentale da capire per essere esperti di tecnologia ed educazione e per comprendere la crisi epocale che la scuola sta vivendo ma temo che finora qui ben pochi l'abbiano capita (o semplicemente discussa).
Ho denunciato più volte, inutilmente, questa confusione come mostrerò prossimamente...

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Old Post 11-12-2003 18:59
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imparare dalle simulazioni

quote:
Inserito in origine da 501134 DEMAGISTRIS, ANDREA
Le interfacce grafiche hanno reso trascurabile la conoscenza dei meccanismi interni al pc, dei suoi algoritmi vitali; s'impara ad usare il calcolatore attraverso la simulazione e il gioco è fatto.
Si impara ad interagire con la macchina in modo naturale. Si impara ad esplorare, a fare congetture e a controllarle. Si impara ad insistere caparbiamente finchè non si trova, con soddisfazione, la giusta via. Si impara ad apprendere autonomanente e collaborativamente dall'ambiente esperito. Si imparano molte cose che tanti adulti troppo legati al manuale delle istruzioni ormai hanno dimenticato. Si imparano cose che potranno essere adattate e trasferite anche a realtà simili a quella virtuale di cui si è fatta esperienza.
Si impara molto ma non si impara l'informatica come credono i più.

quote:
Ma basta conoscere la superficie per acquisire una buona alfabetizzazione informatica?
No. L'alfabetizzazione informatica, quella basata sui bit e sui byte, non è praticamente più necessaria oggi per interagire con i computer.
Lo sanno bene i bambini, anche molto piccoli, che, senza dover apprendere nessun alfabeto, riescono ad interagire naturalmente con un'abilità che gli adulti molto spesso gli invidiano.
Come anche Maragliano sostiene da anni quella che i più confondono con alfabetizzazione informatica è una familiarizzazione informatica. Ed è cosa ben diversa!

Quanto detto non significa affatto che la vera alfabetizzazione informatica non abbia un suo valore educativo significa solo che
non ha quella propedeuticità alfabetica che di solito gli viene acriticamente attribuita.

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Old Post 12-12-2003 07:47
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Andrea Demagistris
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Dal mio punto di vista non c'è confusione tra informatica in senso stretto (gli algoritmi che permettono il funzionamento dei sistemi operativi) e uso di applicativi (software e sistemi operativi), si tratta di due livelli di comprensione situati su piani differenti, anche se non credo sia giusto parlare di familiarizzazione per un caso e di alfabetizzazione per l'altro, in quanto sono parti di un unico insieme.

Il problema è, e rimane, il grado di profondità che vogliamo raggiungere con l'alfabetizzazione informatica (computer literacy) per ottenere un uso consapevole del mezzo.
Conoscere le nozioni base per navigare in rete è sufficiente a garantire un apprendimento significativo o contribuisce a instaurare uno stato di narcosi (cfr. McLuhan, Gli strumenti del comunicare) nell'utente, dovuto alla mancanza di una assunzione critica nell'uso delle sue estensioni tecnologiche?

Ad esempio si possono costruire siti senza conoscere il codice sorgente semplicemente usando programmi HTML editor.
Questi programmi normalmente permettono la creazione di pagine partendo da modelli predefiniti e da opzioni standard dei comandi.
Ma chi, senza sapere il linguaggio di descrizione HTML, voglia rendere flessibile le soluzioni proposte si trova di fronte a molte difficoltà.
Per realizzare prodotti originali è necessario infatti conoscere alcune di quelle operazioni e di quei comandi che regolano le sequenze di descrizione dei protocolli http e html.
In questo caso fare un primo passo oltre la simulazione (è un primo velo che si toglie alla macchina anche se molti altri restano), imparando un linguaggio con cui dialogare quasi direttamente con il computer, permette un uso più consapevole della tecnologia.

A presto,

a.d.

Che cosa ne pensate?

Ultima modifica di 501134 DEMAGISTRIS, ANDREA il 12-12-2003 alle 11:07

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Old Post 12-12-2003 11:05
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Giorgio Pietrocola
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Smile la metafora dell'alfabeto

Prima di finire di rispondere ad Andrea inserisco alcuni miei interventi significativi sullo stesso tema:
Modulo 2 > Processi di apprendimento/insegnamento e TD > TIC e APPRENDIMENTO

quote:
Inserito in origine da 091804 PIETROCOLA, GIORGIO
quote:
Inserito in origine da 505008 BASTIANON, EUGENIO
Il nipote dell'autrice evidentemente vince perché è già sulla strada per diventare un " multialfabeta" ( prof. Margiotta)

No.
Credo, come sostiene anche Maragliano, che la metafora dell'alfabeto sia del tutto fuorviante.
Non è solo una questione di termini. Si continua a parlare di alfabetizzazione informatica e si organizzano (vedi ECDL e corso A) corsi centrati su presunte conoscenze di base che, invece, a mio avviso, non esistono. Così, invece di puntare sui processi, si punta sui contenuti che in molti casi non possono che soffocare i processi stessi, come infatti, purtroppo, avviene.
Quello che servirebbe, invece, è riacquistare la capacità di esplorare autonomamente in un ambiente stimolante e recettivo. Ritrovare quelle modalità naturali di apprendimento tipiche del bambino (e dello scienziato) che un'istruzione troppo scolastica ci ha fatto perdere.
Il problema non è quello di impadronirsi di un alfabeto.
Il problema è.... rimbambinirsi.

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Old Post 12-12-2003 13:18
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Marco Guastavigna
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Messaggi: 563

quote:
Inserito in origine da 501134 DEMAGISTRIS, ANDREA
Dal mio punto di vista non c'è confusione tra informatica in senso stretto (gli algoritmi che permettono il funzionamento dei sistemi operativi) e uso di applicativi (software e sistemi operativi), si tratta di due livelli di comprensione situati su piani differenti, anche se non credo sia giusto parlare di familiarizzazione per un caso e di alfabetizzazione per l'altro, in quanto sono parti di un unico insieme.

Il problema è, e rimane, il grado di profondità che vogliamo raggiungere con l'alfabetizzazione informatica (computer literacy) per ottenere un uso consapevole del mezzo.
Conoscere le nozioni base per navigare in rete è sufficiente a garantire un apprendimento significativo o contribuisce a instaurare uno stato di narcosi (cfr. McLuhan, Gli strumenti del comunicare) nell'utente, dovuto alla mancanza di una assunzione critica nell'uso delle sue estensioni tecnologiche?

Ad esempio si possono costruire siti senza conoscere il codice sorgente semplicemente usando programmi HTML editor.
Questi programmi normalmente permettono la creazione di pagine partendo da modelli predefiniti e da opzioni standard dei comandi.
Ma chi, senza sapere il linguaggio di descrizione HTML, voglia rendere flessibile le soluzioni proposte si trova di fronte a molte difficoltà.
Per realizzare prodotti originali è necessario infatti conoscere alcune di quelle operazioni e di quei comandi che regolano le sequenze di descrizione dei protocolli http e html.
In questo caso fare un primo passo oltre la simulazione (è un primo velo che si toglie alla macchina anche se molti altri restano), imparando un linguaggio con cui dialogare quasi direttamente con il computer, permette un uso più consapevole della tecnologia.

A presto,

a.d.

Che cosa ne pensate?



Non sono d'accordo. Non mi interessa l'alfabetizzazione informatica, che è. come dicono già altri colleghi, un'analogia del tutto fuorviante.
Mi interessa un uso consapevole delle potenzialità delle TIC per ragioni di cittadinanza, culturali e personali, intrattenimento compreso. E a questo scopo non mi interessa per nulla sapere come le TIC funzionano "dentro", finché "funzionano" per i miei scopi: questa prospettiva può anzi essere fuorviante.
Navigare su internet senza scopo può certo creare torpore cognitivo, ma il compito della scuola non è spiegare la profondità tecnica del mezzo, ma dare compiti di navigazione significativi. E così via.

A me piace la prospettiva di lettura ergonomica del rapporto con le tecnologie, e quindi Norman (Le cose che ci fanno intelligenti, Il computer invisibile e altri scritti vari), così come le teorie sull'usabilità di Nielsen.


Saluti

__________________
Marco Guastavigna
mguasta@tin.it
www.noiosito.it
3396894536

Ultima modifica di 151718 GUASTAVIGNA, MARCO il 19-12-2003 alle 07:30

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Old Post 12-12-2003 16:22
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